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Una questione di fiducia e... respiro

Una questione di fiducia e respiro

Poco tempo fa' mi trovavo al parco giochi con Sofia (4 anni a Settembre) e ho sentito una madre rivolgersi al proprio figlio, di circa 4 anni, in questo modo: “Non correre che se no cadi e se cadi te ne do tante che poi hai un motivo per piangere!”.
Una vera iniezione di fiducia.

Ogni tanto sento l'ansia di chi osserva Sofia mentre compie qualche azione un po' fuori dal comune per la sua età, come ad esempio usare il coltello per affettare le zucchine o le patate, arrampicarsi sugli alberi ad altezze ragguardevoli, nuotare in mare andando dove non tocca e volendo andare al largo. Ovviamente Sofia compie queste e altre attività sotto lo sguardo attento dei suoi genitori. Non è una bimba fuori dal comune e non è nemmeno incosciente, è che ha fiducia nelle sue capacità a tal punto che quando sente di non farcela chiede, prontamente l'aiuto di un adulto a differenza di quei bambini a cui non viene lasciato lo spazio per sperimentare le proprie capacità e i propri limiti.

Per quanto mi riguarda posso dire che queste esperienze sono molto intense. Vi confesso che quando osservo mia figlia mentre sperimenta le attività sopra elencate o altre simili, sorge anche in me un senso di ansia. Ansia che non voglio trasmetterle e che quindi cerco di sciogliere. Sì, avete capito bene, non cerco di trattenere o controllare l'ansia, perché questa, prima o poi, troverebbe il modo di uscire da me e Sofia la percepirebbe, bensì provo a scioglierla per non accumularla.
Il respiro mi aiuta tantissimo. Basta qualche istante.
Provate a immaginare la scena. Siamo in cucina e lei prende un coltello perché vuole aiutarmi ad affettare le patate crude (che non sono certo tra gli alimenti più morbidi). La aiuto a sistemarsi all'altezza giusta perché possa affettare usando la sua forza, le ricordo come impugnare il coltello, le spigo cosa fare quando sente che la patata è dura e poi, dopo aver sbucciato le patate, gliele porgo.
Cominciano i primi, impacciati, tentativi di affettatura. Il coltello vibra e si sposta in modo incerto. Io sbuccio le patate con poca attenzione perché continuo a “buttare l'occhio” verso di lei. Ogni tanto la interrompo per spiegarle nuovamente cosa fare e cosa non fare. In tutto ciò sento che preferirei andasse a guardare i cartoni animati (vorrei allontanarla dal “pericolo”, anestetizzandola con la tv). La osservo e noto con quanta attenzione, intensità e soddisfazione taglia le patate e... respiro. E' l'unica azione sensata che possa compiere per lasciare che Sofia cresca senza gettarle addosso le mie paure, che non sono le sue.
Qualche respiro profondo mi aiuta. Sposto l'attenzione da un oggetto che mi crea ansia (la relazione tra Sofia e il coltello che impugna) verso un “oggetto benefico” (il mio respiro). Oggetto benefico perché mi aiuta a distogliere l'attenzione dalla preoccupazione, portandola verso qualcosa che mi rilassa e nello stesso tempo ossigena il mio corpo.
Concentrandomi sulla respirazione porto attenzione verso me stesso, lasciando che Sofia viva la sua esperienza eliminando lo spazio che avevo concesso all'ansia e alla paura.
Sbuccio le patate con più precisione mentre lei continua ad affettare e così proseguiamo tranquillamente fino a che tutte le patate sono affettate.
Già finito?
Ascoltando il respiro e mantenendo l'attenzione su di esso il tempo sembra essere trascorso più rapidamente.
Sofia è contenta di avermi aiutato e quando rientra a casa sua madre le corre incontro per raccontarle che mi ha aiutato ad affettare le patate con il coltello “dei grandi”.
Ho concluso l'esperienza in modo più tranquillo e rilassato nella certezza di aver fatto il meglio possibile per me e per lei.

Una bella iniezione di fiducia... per tutti!!!

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